In un periodo in cui l’acronimo ESG (Environment-Social-Governance) viaggia di pari passo con il concetto di azienda appare fondamentale poter valutare quanto quest’ultima impatti su di esso. La dichiarazione non finanziaria mira proprio a questo, la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario agli attori esterni e interni andando a evidenziare in che modo le performance aziendali si coniugano con le dimensioni ESG.
Va subito detto che la possibilità per un’azienda di poter trasmettere questo tipo di informazioni non deve essere vista soltanto come un vincolo ma come un’opportunità per ottenere visibilità ed aumentare i propri profitti. Infatti, una comunicazione corretta e trasparente è la chiave per un futuro successo aziendale.
La dichiarazione non finanziaria: a cosa serve
Proprio perché una società non si compone soltanto di costi e ricavi, appare sempre più necessaria una comunicazione a tutto tondo che tenga in considerazione anche quegli aspetti che possono influenzare ciò che ruota fuori e dentro l’azienda come, per esempio, l’ambiente, i dipendenti e il territorio.
Ed è proprio la sempre più rilevante attenzione al rispetto dell’ambiente e al risparmio energetico, verso le risorse umane e il territorio, a una corretta governance e al rispetto delle regole che ha portato alla spontanea nascita del bilancio di sostenibilità o bilancio sociale e successivamente all’introduzione dell’obbligo di redigere una dichiarazione non finanziaria.
Con il D.lgs. 30 dicembre 2016, n. 254, entrato in vigore il 25 gennaio 2017, è previsto che, a partire dal bilancio riferito all’esercizio finanziario 2017, gli enti di interesse pubblico (Eip) con determinate caratteristiche rendicontino specifiche informazioni non finanziarie all’interno di una dichiarazione di carattere non finanziario o “dichiarazione non finanziaria” (Dnf), secondo quanto previsto nel decreto stesso.
La dichiarazione appare essere uno strumento fondamentale nel processo di transizione verso un’economia globale e sostenibile coniugando insieme redditività di lungo termine, giustizia sociale e protezione dell’ambiente.
Pertanto, la dichiarazione non finanziaria deve almeno contenere, oltre a un resoconto del modello aziendale, una descrizione delle politiche, delle performance e dei rischi relativi a tematiche rilevanti in ambito ambientale, sociale, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. Infatti, in sede di redazione della dichiarazione non finanziaria il legislatore chiede un insieme di informazioni minime necessarie, tra cui l’utilizzo delle risorse energetiche e idriche, le emissioni di gas a effetto serra e le emissioni inquinanti, l’impatto ambientale, la salute e la sicurezza, le misure anticorruzione e la prevenzione contro la violazione dei diritti umani.
Il legislatore però lascia individuare al redattore della dichiarazione quali altre informazioni possano avere importanza per meglio inquadrare la propria azienda.
L’azienda nel redigere la dichiarazione non finanziaria deve adottare una metodologia di rappresentazione delle informazioni, ossia degli standard di riferimento da utilizzare nella comunicazione dei contenuti della dichiarazione non finanziaria. Questi posso essere i GRI G4 standard, pubblicati dal Global Reporting Initiative, organismo indipendente dedicato alla definizione di modelli per il reporting non finanziario, oppure la società può anche decidere di adottare una metodologia di rendicontazione autonoma, dovendo però in tal caso fornire una «chiara e articolata descrizione della stessa e delle motivazioni per la sua adozione» (art. 3, comma 4).
Dal momento in cui il decreto, come detto, indica il contenuto informativo minimo della Dnf, il management deve, in primo luogo, definire il perimetro informativo, ossia valutare quali possono essere i temi rilevanti e i relativi indicatori che devono integrare il contenuto minimo richiesto dalla norma.
Le tematiche identificate preliminarmente sono infine valutate dal management per definire quelle ritenute maggiormente rappresentative degli impatti generati dall’azienda in ambito di sostenibilità ovvero in grado di influenzare le decisioni dei propri stakeholder circa tali temi.
Una volta definito il contenuto informativo della dichiarazione non finanziaria, occorre che l’azienda si strutturi per la raccolta dei dati, assegnando specifiche responsabilità circa il reperimento e la certificazione delle informazioni al management.
L’ultimo passo consiste nella redazione della dichiarazione non finanziaria, che deve risultare un documento fortemente integrato nell’informativa finanziaria resa dall’azienda all’esterno. In altre parole, la dichiarazione non finanziaria– soprattutto ove redatta come documento separato rispetto al bilancio aziendale – deve richiamare i temi trattati nella tradizionale informativa di bilancio e con essa formare un unico set informativo.
In tal modo diviene possibile dare prova del fatto che il modello aziendale amalgama insieme redditività e sostenibilità, ossia che le attività aziendali sono svolte coniugando redditività a lungo termine, giustizia sociale e protezione dell’ambiente.
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