La politica di remunerazione nelle aziende
La “Relazione sulla politica di remunerazione e sui compensi corrisposti” non rappresenta un mero adempimento che le aziende quotate devono assolvere annualmente, costituisce piuttosto un tassello importante del modello di corporate governance che permette all’azienda di comunicare esternamente e internamente, come intende indirizzare l’agire del management nella direzione della crescita sostenibile nel medio-lungo termine.
Detta relazione si basa sulle linee guida e raccomandazioni indicate nella Shareholding Directive II, nel D.Lgs. 49/19 e dal D.Lgs. 58/98 (Testo Unico Finanza) e dal Codice di Corporate Governance.
Tali orientamenti normativi attribuiscono grande rilevanza alla componente variabile della remunerazione, in particolare a lungo termine, e raccomandano l’adozione anche di target non finanziari.
La predisposizione del piano di remunerazione pertanto appare un passo fondamentale, definendo la retribuzione non solo del CEO ma anche del top e del middle management.
Valore, rischio e sostenibilità nella politica di remunerazione: caso Enav e Eni
Di seguito, si propone un’analisi della politica di retribuzione andando a vedere in che modo “valore”, “sostenibilità” e “rischio” sono distribuiti negli incentivi di breve e di lungo periodo e tra questi quali riveste maggiore importanza nella definizione degli obiettivi.
A tale scopo, consideriamo due aziende italiane operanti in settori differenti.
La prima, Enav, che assicura la gestione e il controllo del traffico aereo; la seconda, Eni, operante nel settore dell’oil and gas.
È possibile, In tal modo, osservare come i target (rischio, valore e sostenibilità), presenti nel piano di retribuzione del CEO e del top management, variano in aziende di diverso settore e diverso grado di maturità.
Dall’analisi della Relazione sulla politica di remunerazione e sui compensi corrisposti 2019 delle aziende suddette, emerge:
- un peso significativo della componente variabile rispetto alla componente fissa, con prevalente incidenza della componente Long Term Incentive (LTI), soprattutto nel caso Eni;
- le misure relative alla creazione di valore hanno un peso maggiore rispetto a quelle non finanziarie (soprattutto per Enav) e risultano essere in linea con le migliori pratiche di mercato sia a livello di Short Term Incentive (STI) che di LTI;
- le misure relative alla sostenibilità mostrano tuttavia una crescente enfasi, ancorché maggiore per Eni. In particolare, il maggior peso degli obiettivi di sostenibilità per Eni risulterebbe dipendere dalla specificità del settore in cui opera e anche da un maggior grado di anzianità in relazione a tali tematiche.
Le misure relative al rischio appaiono invece a prima vista meno rappresentate nelle Relazioni sulla politica di remunerazione e sui compensi corrisposti. Alla luce di quest’ultimo punto, vale la pena fare qualche ulteriore ragionamento sulle misure relative al rischio.
Risk Adjusted Performance Measures
Innanzitutto, va detto che le Risk Adjusted Performance Measures (RAPM) sono tipiche delle entità che gestiscono i rischi finanziari (cioè banche e compagnie di assicurazione), mentre nel caso delle entità non finanziarie e quindi in presenza di rischi industriali, l’applicazione di tali misure appare molto più complessa e quindi per nulla diffusa.
Va però notato che Eni indica un obiettivo collegato al Net Debt /EBITDA e quindi alla disciplina finanziaria, ovvero alla gestione del rischio di liquidità (cosa che non avviene per ENAV che evidenzia a bilancio 2019 una posizione finanziaria netta positiva).
È pertanto possibile affermare che gli obiettivi legati alla gestione del rischio non sono assenti nelle politiche di remunerazione delle entità non finanziarie.
Si può infine affermare che quando vengono assegnati obiettivi di natura economico-finanziaria (es. EBIT, EBT, FCF), questi devono essere pianificati e realizzati assicurando che siano allocate risorse (OPEX e CAPEX) adeguate alle attività di mitigazione del rischio e quindi utili al rispetto della propensione al rischio (Risk Appetite) e che tali attività di mitigazione siano effettivamente implementate.
Leggendo la Relazione sulla politica di remunerazione e sui compensi corrisposti tuttavia non sempre è chiaro quanto questo effettivamente avvenga. Probabilmente questa relazione non è la sede preposta per dare evidenza della gestione dei rischi. Una maggior enfasi sulle misure di gestione del rischio, tuttavia – soprattutto in chiave progettuale – potrebbe trovare spazio nella relazione in parola, soprattutto se questo avviene nella politica di remunerazione.
D’altronde è quello che sta avvenendo in relazione alla gestione dei rischi collegati alla pandemia Covid-19 prevalentemente in relazione al STI, così come emerge da recenti ricerche di mercato. Pertanto una maggior disclosure all’interno della relazione ad es. circa progetti di mitigazione del rischio, ove esistenti, potrebbe rappresentare un auspicabile trend evolutivo.